7 Aprile 2022
Coldiretti a Draghi: 21mila allevamenti a rischio

21mila allevamenti rappresentativi di gran parte della produzione zootecnica nazionale, che garantiscono occupazione a 150.000 persone, sono a rischio per la recente proposta della Commissione europea che in materia di emissioni equipara le piccole stalle agli stabilimenti industriali. Lo scrive il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nella lettera inviata al presidente del Consiglio Mario Draghi in riferimento alla revisione della Direttiva 2010/75/UE. La misura è finalizzata ad ampliare il campo di applicazione delle disposizioni in materia di emissioni industriali, estendendole sia all’allevamento bovino sia a nuovi allevamenti di più piccole dimensioni, in tal modo considerati alla stregua di stabilimenti industriali.

Non penalizzare gli allevamenti

Si tratta di adempimenti che appesantiscono le condizioni degli allevamenti, già toccati dall’insostenibile aumento dei costi provocati dalla guerra in Ucraina. Nel contesto dell’emergenza su sicurezza e autosufficienza alimentare per l’Italia e l’Europa, si tratta di misure che penalizzano la produzione nazionale ed europea a favore delle importazioni da paesi extracomunitari (spesso realizzate senza reciprocità quanto a criteri sanitari, ambientali e sociali). E che rischiano di porre una tassa indebita sui consumatori. Ciò appare paradossale considerando che l’allevamento italiano, anche grazie all’impegno del Governo sulla nuova frontiera dell’economia circolare e delle energie rinnovabili, continua a mantenere una posizione di primato in termini di sostenibilità. Il sistema europeo, dal canto suo, è l’unico al mondo ad aver ridotto le emissioni di gas a effetto serra (del 20% dal 1990) e tale dato potrebbe diminuire ancora guardando all’esperienza italiana, in cui le emissioni costituiscono il 7,1% rispetto al totale.

“Le potenzialità di miglioramento – aggiunge Valter Giacomelli, presidente di Coldiretti Brescia - sono alla portata della nostra zootecnia, puntando fin d’ora sulla gestione dei residui e sulla produzione di energia rinnovabili. Confidiamo nell’intervento del Governo italiano, nella direzione già assunta dal Governo francese che detiene la presidenza di turno dell’Ue fino a fine giugno. Affinché nei prossimi passaggi dell’iter legislativo in parlamento e in consiglio UE, la proposta della Commissione sia profondamente rivista”.

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