Addio a quasi una scrofa su quattro negli allevamenti suini delle province di Milano, Lodi, Monza Brianza. Negli ultimi cinque anni, infatti, sono scomparse oltre 7 mila scrofe, pari a un calo di oltre il 23 per cento. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti Interprovinciale sui dati dell’anagrafe zootecnica. A rischio – spiega la Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza – c’è il modello produttivo italiano che si fonda sul maiale pesante e sulle produzioni di qualità.
Tra 2010 e 2015 in Lombardia si sono perse oltre 65.600 scrofe, con un calo del 21,4%. In provincia di Lodi si è passati da 25.639 a 19.198 capi (-25,1%), nel Milanese si è scesi da 6.062 a 5.170 (-14,7 %), mentre in provincia di Monza e Brianza in cinque anni le scrofe sono diminuite da 222 a 96 (-56,8 %). “Nel 2014 – spiega Marco Lunati, allevatore di Mairago in provincia di Lodi – le quotazioni ci consentivano almeno di coprire i costi, nel 2015 la situazione è tornata a peggiorare, con il mercato in ribasso che ha vanificato il calo della spesa per il foraggio. Se a questo si aggiunge la concorrenza estera sempre più forte che può contare su spese inferiori per qualità del mangime e tempi di ingrasso, si capisce quanto sia difficile andare avanti”.
Nel 2015 – spiega la Coldiretti Interprovinciale – sulla piazza di Modena il prezzo medio dei suini tra i 156 e i 176 chili è diminuito di quasi l’8%, passando da 1,46 euro al chilo del 2014 a 1,35 degli ultimi dodici mesi. Andamento negativo anche per le quotazioni dei suinetti da 30 chili, il cui prezzo medio alla borsa di Milano è passato dai 2,67 euro al chilo del 2014 ai 2,45 euro al chilo del 2015 (-8,2%).
“Fino a pochi anni fa allevavo circa 500 scrofe – racconta Alessandro Palazzi, 46 anni di Somaglia (LO) – ma le spese e i costi erano troppo alti, a cominciare dalla manodopera qualificata che serve per un’attività come questa. A malincuore ho dovuto licenziare il mio dipendente e ridurre il numero dei capi. Oggi allevo circa 100 scrofe a ciclo chiuso e ho venduto parte dei terreni, ma la situazione non è migliorata. Lasciar perdere tutto? Ci penso, ma non è possibile. Questa azienda che ho ereditato da mio papà dà lavoro a me e a mia moglie. Andiamo avanti giorno e per giorno, anche se non so per quanto ancora resisteremo”.
Mentre sul mercato interno i prezzi diminuiscono, aumenta la concorrenza del prodotto in arrivo dall’estero. Nel 2014 – spiega la Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza su dati Ersaf Lombardia – le importazioni di suini vivi in Italia sono cresciute del 33,3% rispetto all’anno precedente, mentre gli arrivi di carni suine hanno fatto registrare un +8,1%. Da segnalare il boom dell’importazione di cosce suine fresche e congelate (oltre 62 milioni di pezzi importati), +8,5% rispetto al 2013 che ha ridotto il grado di auto approvvigionamento nazionale di cosce suine, passato da 32,8% del 2013 a 30,3% del 2014.
“Dobbiamo difendere il nostro modello produttivo – commenta Alessandro Rota, Presidente della Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza – La sfida non è abbassare la qualità italiana, ma renderla riconoscibile al consumatore grazie all’indicazione d’origine obbligatoria. Ancora oggi, invece, In Italia due prosciutti su tre provengono dall’estero senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta. Un inganno per i consumatori e un danno per gli allevatori italiani”.
LA MAPPA DELLA CRISI DELLE SCROFE TRA MILANO, LODI E MONZA BRIANZA
| PROVINCIA |
SCROFE 2010 |
SCROFE 2015 |
DIFFERENZA ASSOLUTA |
DIFFERENZA PERCENTUALE |
| Milano |
6.062 |
5.170 |
-892 |
-14,7% |
| Lodi |
25.639 |
19.198 |
-6.441 |
-25,1 % |
| Monza Brianza |
222 |
96 |
-126 |
-56,8 % |
| TOTALE |
31.923 |
24.464 |
-7.459 |
-23,4 % |
Fonte: elaborazione Coldiretti Milano Lodi Monza Brianza su dati Anagrafe Zootecnica