Diga sull’Adda, è tutto in mano alla Provincia di Lodi. Nessun altro ente, né la Regione né il Ministero delle Infrastrutture, ha la competenza per autorizzare o meno la concessione per sbarrare le acque del fiume con una diga di tre metri e deviarle al servizio della centrale idroelettrica che la società Vis di Maccastorna vuole costruire fra le province di Lodi e Cremona, a Castelnuovo Bocca d’Adda.
Secondo quanto riferito questa mattina dall’ufficio della Regione che si occupa dell’uso delle acque per scopi energetici – spiega la Coldiretti Lombardia – l’opera ha una potenza nominale media annua inferiore ai tremila kilowatt e per tale motivo è la Provincia di Lodi che deve decidere se dare o meno la concessione, non ci sono altri enti che devono firmare.
Secondo quanto spiegato dai tecnici della Regione – aggiunge ancora la Coldiretti Lombardia – la Provincia di Lodi si esprime dopo aver acquisito: il parere dell’Aipo per quanto riguarda la sicurezza delle persone e la sicurezza delle cose, il parere dell’Autorità di Bacino per il Po, il parere del Parco Adda Sud per quanto riguarda i risvolti ambientali e il parere obbligatorio dell’ufficio dighe di Milano (emanazione del ministero delle Infrastrutture) che è competente dal punto di vista tecnico per gli sbarramenti che o superano i 15 metri di altezza (in questo caso si tratta di 3 metri) oppure il milione di metri cubi di invaso (e qui si parla di 3 milioni di metri cubi).
Tutte queste relazioni – spiega la Coldiretti Lombardia – sono basate sul progetto di massima presentato dalla società costruttrice che se, dopo la presentazione, effettua variazioni sull’altezza della diga o sulla portata dello sbarramento o sulla potenza della centrale o su qualsiasi altro aspetto rilevante, deve comunicarlo per dare modo agli enti coinvolti per ulteriori nuove valutazioni.
Detto questo – aggiunge la Coldiretti Lombardia sulla base delle informazioni raccolte presso gli uffici della Regione – la Provincia di Lodi aggrega i dati, li valuta e può decidere di dare il via libera al progetto, di negare l’autorizzazione o di sospendere tutto per approfondimenti. Dal punto di vista economico – conclude la Coldiretti Lombardia – se l’opera venisse realizzata, a fronte di un fatturato annuo di oltre 2 milioni di euro (come dichiarato dalla stessa Vis) alla regione, ogni anno a titolo di concessione, andrebbero circa 30 mila euro e altri 20 mila euro alle due province e ai comuni coinvolti, pari al 2,5 per cento del business sviluppato dal privato con l’uso delle acque pubbliche.