Il grana padano guarda con speranza al 2011. L’anno prossimo la produzione di uno dei più popolari e venduti formaggi italiani dovrebbe restare sulle 4 milioni e 350 mila forme, gli stessi livelli del 2010, a fronte di un mercato che ha assorbito quasi tutte le scorte di magazzino e che dovrebbe sostenere le quotazioni attuali, superiori in media agli 8 euro al chilo (gli stessi livelli della stagione 1996/1997) per lo stagionato 15 mesi.
Il quadro della situazione è stato tracciato da Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio di tutela del Grana Padano nell’ambito di un vertice con i rappresentanti regionali e provinciali della Coldiretti. “In questo contesto – ha aggiunto Baldrighi – ci sono prospettive discrete anche per le quotazioni del latte che non dovrebbero diminuire”.
Il grana assorbe circa il 40 per cento delle 4 milioni e 200 mila tonnellate di latte munte in Lombardia ed è quindi un importante punto di riferimento per gli operatori del settore. Il prezzo del latte alla stalla secondo gli ultimi contratti viaggia stabilmente sopra i 38 centesimi al litro.
Certezze maggiori sull’andamento dell’anno prossimo – ha aggiunto Baldrighi – si avranno fra gennaio e febbraio, quando si vedrà se si sarà riusciti a siglare un contratto regionale sul prezzo del latte e quali saranno le quotazioni di quello “spot” (venduto a richiesta e non in base a precedenti contratti, ndr.), quando arriveranno i dati sui consumi della società Nielsen (specializzata in rilevamenti sulla spesa degli italiani) e ci sarà qualche elemento in più sulla produzione dei prossimi mesi.
Resta però da sciogliere – secondo la Coldiretti e anche secondo il Consorzio - il nodo del cosiddetto “similgrana”, un formaggio a pasta dura (di origine incerta) che non viene prodotto all’interno dei codici e delle regole del Consorzio ma che attraverso pubblicità, etichette e confezionamento fa pensare al consumatore che si tratti di qualcosa realizzato in Italia e quindi più affidabile. Stesso problema che esiste per alcuni mix di grattugiato”.