18 Giugno 2024
Animali selvatici, in piazza a Milano la protesta degli agricoltori Coldiretti

Ammontano ad almeno trecentomila euro i danni provocati in un anno dai cinghiali nelle campagne lodigiana e milanese con assalti e raid che distruggono raccolti, produzioni, pascoli, e costringono gli agricoltori a intervenire per ripristinare quanto rovinato, adoperarsi periodicamente per fare manutenzione agli strumenti installati per cercare di fermare le incursioni, oltre che fronteggiare le perdite di produzione, di quote di mercato e redditività.

È quanto ha stimato la Coldiretti in occasione della protesta di martedì 18 giugno in piazza Duca d’Aosta a Milano con centinaia di agricoltori che si sono radunati di fronte a Palazzo Pirelli, sede del Consiglio regionale, per denunciare con le loro esperienze una situazione che sta provocando problemi sanitari, sociali, economici e ambientali. Al loro fianco anche sindaci ed esponenti delle istituzioni territoriali.

Si stimano in circa 6 milioni di euro i danni subiti dagli agricoltori in tutta la Lombardia. Senza contare che in molti casi gli agricoltori decidono di non denunciare, per stanchezza e rassegnazione. I danni causati dagli animali selvatici, infatti, non vengono rimborsati se non in minima parte. Tra l’altro, i pochi indennizzi che arrivano non coprono mai il reale valore del prodotto distrutto o dell’animale ucciso. L’obiettivo della mobilitazione di Milano è far applicare subito a livello regionale le misure previste dal decreto interministeriale varato lo scorso anno per l’adozione di un Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica.

“Oggi siamo venuti a chiedere a Regione Lombardia di approvare al più presto un nuovo piano regionale di contenimento e controllo della fauna selvatica – conferma Alessandro Rota, presidente della Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza -. Chiediamo che si applichi una “filiera corta” nella gestione dei selvatici, perché non ne possiamo più dei continui rimbalzi tra istituzioni – Province, Città metropolitana e Regione – ma vogliamo un unico soggetto con cui interfacciarci, così da scaricare a terra nella maniera più rapida e concreta possibile tutte le azioni necessarie”.

In Lombardia il problema dei cinghiali, che si somma ai danni provocati da altre specie selvatiche o invasive con cui gli agricoltori quotidianamente sono costretti a fare i conti, si è aggravato di anno in anno. Al presidio nel capoluogo lombardo è stata allestita un’esposizione con alcune delle produzioni agricole maggiormente attaccate da questi ungulati: dal fieno, la cui qualità è compromessa dall’andirivieni di questi animali sui prati, al mais, le cui semine vengono decimate se non azzerate; dalle patate ai piccoli frutti che sono ricercati come cibo, ma anche il riso che viene schiacciato dal loro passaggio, le vigne dove le piantine più piccole vengono sradicate mentre il frutto maturo viene mangiato.

Questi animali sconvolgono l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico e non risparmiano i muretti a secco, la cui arte è stata riconosciuta dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità. Senza dimenticare che i cinghiali hanno una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) la malattia, non trasmissibile all’uomo, che mette in pericolo gli allevamenti suinicoli e con essi un intero settore che in Lombardia vanta produzioni di eccellenza come le DOP salame di Varzi, salame Brianza e salamini alla cacciatora, tipicità locali come il salame tradizionale cremonese e riveste un ruolo fondamentale per la realizzazione di grandi campioni del made in Italy come il prosciutto di Parma DOP e il prosciutto San Daniele DOP.

Ma gli animali selvatici mettono a rischio anche la sicurezza delle persone, attraverso incursioni sempre più frequenti nei centri urbani, causando schianti e incidenti su strade e autostrade. Nel 2023, secondo i dati Asaps (l’Associazione Sostenitori Amici della Polizia Stradale), a livello nazionale sono stati 193 gli incidenti con morti o feriti, col coinvolgimento di animali: l’88% di questi è stato provocato da un animale selvatico. La Lombardia è la seconda regione per numero di incidenti con animali, insieme alla Campania, con 20 episodi in un anno, alle spalle solo della Toscana che ne ha registrati 23.

La riparazione delle recinzioni danneggiate o l'installazione provvisoria di reti elettrificate servono a poco o a nulla, mentre l’impatto ad alta velocità di un’auto o di una moto contro la massa di un cinghiale adulto può avere conseguenze fatali e drammatiche per conducenti e passeggeri. Quelle dell’alba e del crepuscolo sono le ore più a rischio. Il problema è che non sempre i cinghiali rimangono sul luogo dell’incidente, visto che l’animale anche ferito si rifugia nella boscaglia o nei prati, oppure succede che lo schianto contro un albero, un cippo chilometrico o lo sbandamento e l’uscita di strada si verificano proprio per evitare l’impatto con l’animale che scappa senza lasciare tracce.

"Quando ti trovi di fronte alla devastazione causata dai cinghiali, tutto il resto passa in secondo piano compreso i danni provocati da altre specie che qui da noi sono in particolare piccioni e nutrie – racconta Matteo Foi, allevatore di vacche da latte e cerealicoltore di Abbiategrasso (MI) -. Qui sono almeno vent’anni che abbiamo a che fare con gli ungulati che scorrazzano sui campi coltivati a mais, oltre che sui prati: arriviamo anche a 30 mila euro e più di danni diretti all’anno, ai quali vanno aggiunti i costi indiretti come quelli legati al fieno rovinato che finisce con l’ammuffire o la manutenzione periodica della recinzione elettrificata intorno all’azienda, che riduce le incursioni ma non le annulla”.

“Avendo l’azienda agricola proprio al confine con il Parco del Ticino, dove la popolazione dei cinghiali è molto numerosa, ho deciso di mettere 3 chilometri di recinzione intorno alla mia campagna, ma non è bastato – spiega Stefano Invernizzi, imprenditore agricolo di Magenta, nel Milanese -. Alcuni animali sono passati comunque: negli ultimi due anni in quell’area ho perso almeno il 20 per cento del mais seminato su 600 pertiche e il Parco mi ha riconosciuto danni per 6 mila euro, ai quali però vanno aggiunti anche i costi di manutenzione della recinzione. I cinghiali sono devastanti: arrivano e mangiano il seme appena piantato, poi tornano a finire il lavoro quando ci sono le pannocchie”. Non va meglio con le nutrie, assicura Invernizzi: “Non solo fanno danni alle coltivazioni, ma scavano buchi nel reticolo idrico. Qui in valle, nei nostri fossi, abbiamo acqua tutto l’anno per cui siamo costretti a intervenire in continuazione per evitare frane e perdite d’acqua causate dall’attività delle nutrie”.

Per Riccardo Asti, cerealicoltore e allevatore di suini a Pieve Fissiraga, in provincia di Lodi, “i danni diretti più pesanti causati alla nostra azienda dagli animali selvatici sono causati dalle nutrie, che ormai ogni anno si mangiano anche il 10 per cento delle produzioni in campo, soprattutto di mais. Inoltre, dobbiamo intervenire per i buchi nei corsi d’acqua e il crollo delle sponde di rogge e fossi causati dai questi roditori. Ma c’è grande preoccupazione anche per la crescita di presenza dei cinghiali sul territorio: non sono ancora così tanti da devastare il raccolto, ma rappresentano un problema per la biosicurezza dei nostri allevamenti suini per il rischio di trasmissione della peste suina africana. Siamo costretti a stare sempre sul chi vive”.

“I cinghiali rappresentano sicuramente un problema – commenta Emanuele Gimondi, agricoltore di Montanaso Lombardo (LO) – perché con il loro passaggio nei campi devastano tutte le coltivazioni che si trovano di fronte. Ma da noi pesano anche i danni da nutrie, che arrivano in alcuni anni anche al dieci per cento delle produzioni, senza contare le conseguenze sul reticolo idrico e sulle strade di campagna”.

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