C’erano anche tantissimi agricoltori di Milano, Lodi e Monza Brianza tra i diecimila imprenditori italiani dei campi che tra lunedì 8 e martedì 9 aprile si sono radunati alla frontiera del Brennero per dire basta al cibo straniero spacciato per italiano. Con loro il presidente Alessandro Rota, il direttore Umberto Bertolasi, tanti consiglieri e senior, donne e giovani della Federazione.
E’ una vera e propria sfilata di “tir degli orrori” quella smascherata dalla Coldiretti al confine con l’Austria. Un centinaio i tir fermati e controllati con il supporto determinante delle forze dell’ordine, carichi di prodotti alimentari come i San Marzano provenienti dall’Olanda e diretti a Verona. Una beffa per tutti i produttori nazionali di pomodoro che si vedono pagare il prodotto pochi centesimi. Ma c’è anche la ricotta fresca che arriva dal Nord Europa per essere commercializzata a Latina e il pane di Altamura dalla Repubblica Ceca. Persino arance dalla Gran Bretagna (forse provenienti dalle Canarie) spedite a Ferrara. E ci sono circa duecentomila quintali di latte austriaco e belga destinato praticamente su tutto il territorio nazionale, da Napoli alle Marche, dal Trevigiano a Collecchio (Parma). E pure latte per bambini sempre austriaco per il Bolognese. E ancora, pesce fresco olandese per il Ferrarese, terra del Delta del Po, e anguille vive per Chioggia, carote surgelate belghe con destinazione Pomezia, oltre all’immancabile carne di maiale, in mezzene, cosce o surgelata.
Con la mobilitazione al Brennero è partita una grande raccolta di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare che porti a estendere l’indicazione dell’origine in etichetta su tutti i prodotti in commercio nell’Unione Europea. L’obiettivo è arrivare a un milione di sottoscrizioni per spingere l’Europa a cambiare verso sul fronte della trasparenza su quanto portiamo in tavola, con l’impegno trasversale della politica e del mondo delle associazioni.
Ma la richiesta è anche di imporre un netto stop alle importazioni sleali di cibo prodotto secondo modalità vietate in Italia e in Europa, dall’uso di sostanze bandite in Ue allo sfruttamento del lavoro e dell’ambiente. La madre di tutte le battaglie, in particolare, è l'abolizione del concetto di ultima trasformazione sostanziale per gli alimenti, quello che tecnicamente si chiama codice doganale. Non è possibile che si spacci per italiano un cibo che non è stato coltivato o allevato in Italia, dalle cosce di prosciutto estero che dopo essere stati salati e stagionati vengono venduti per italiani a latte che diventa mozzarella italiana. È un furto d'identità che inganna i consumatori e toglie reddito agli agricoltori.
La mobilitazione potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly.